Passa ai contenuti principali

Detti Sorrentini (II Parte)

 Continuiamo il nostro ricordo sui detti popolari sorrentini.

8. "A ggente e' copp'è Cuonte teneno doje facce, pecchè vedono duje mari"

Gli abitanti dei Colli hanno due facce, perchè guardano due mari.

Il detto ci dice di prestare attenzione agli abitanti dei Colli perchè sono falsi.

Dell'antico nome dei Colli ne abbiamo già parlato, ricordate?

I Cuonti, Conti "erano i luoghi dove venivano installate le parate, cioè gli impianti con reti a scorrimento verticale (schiappari) per la cattura delle quaglie al passo. Pare che il termine derivi dal greco kontòs (pertica) riferendosi ai pali ai quali venivano fissate le suddette reti".

9. Carotto, caruto, ogni fosso è nu purtuso.

(Piano di Sorrento, caduto, ogni fosso è un buco)

Anche questo detto sembra vada bene per tanti altri paesi visto le condizioni delle nostre strade.

Ma veniamo al nome di Carotto. Secondo una leggenda, in seguito ad un terremoto nascerebbe il nome  come “Cca è ruott", ovvero “qua è rotto”, in antitesi al nome della località Cassano che significherebbe “Ccà è san”, ossia “qua è sano” .

Altri riconducono il nome "Carotto" al greco Karochtos,  grande ripa. è probabile invece che il nome Carotto sia una corruzione linguistica del termine “Cavotto”, in considerazione delle numerose cavità tufacee del territorio. Apiano esiste anche Via Cavottole, Via Cavone e Via Cavoniello. Per  Cassano rientriamo nei nomi col suffisso aggettivale in “anus” che qualifica l’appartenenza del luogo ad un nome romano che, in tal caso non potrebbe essere un “Cassius”. C'è chi fa derivare Caruotto, dal greco charouon, che significa noce.


10. Vico, puorte 'o ppane cu tico.

Vico, porta il pane con te. Qui si fa riferimento all'avarizia dei Vicani.

11. Meta p'astipà, Caruotto pè penzà, e Surriento p'agghindà.

Meta per conservare, Piano per pensare  e Sorrento per agghindarsi.

il detto ci dice che Meta è una città di risparmiatori, a Piano di pensa a come fare soldi e a Sorrento i soldi si spendono per l'apparenza.

12. 'E Surrentini mettetero 'o lenzulo a Capo 'e Monte pè nun fa passà 'o sole a Massa

( I Sorrentini misero un lenziolo a Capodimonte per non far arrivare il sole a Massa)

questo detto rimarca l'inamicizia tra i due paesi confinanti.

13. Torca, Tiermene e Nerano, 'o Pataterno se ne lavaje 'e mane

Torca, Termini e Nerano, il Padre Eterno se ne lavò le mani.

Per dire neanche Dio riesce ad avere a che fare con gli abitanti di queste località.


L.G.

In foto "L'ingresso della città di Sorrento"1830 S.Prout

Iscriviti al gruppo FB La Costiera Sorrentina, La Costiera Amalfitana e Capri nell'ARTE




Commenti

Post popolari in questo blog

I MOSTACCIOLI

I  most a ccioli  o  mustacciuoli in napoletano, sono un dolce speziato antichissimo, con la tipica forma di rombo  ricoperti di glassa al cioccolato.  Il nome deriva dal latino    “mustaceum”, mosto. Per gli antichi Romani, i mustacei erano delle focacce dolci tra i cui ingredienti era il mosto d’uva , ingrediente ancora oggi utilizzato in alcune varianti di questo dolce. Anche  Catone ci  parla di piccole focacce dolci a base di farina, mosto e anice,  offerte ai convitati prima che lasciassero la casa, come segno di attenzione all'ospite che si congedava. Col passare dei secoli la ricetta ha assunto varianti e nuovi ingredienti.  I mostaccioli sono diffusi un po' in tutta Italia,  quelli napoletani non prevedono quasi mai il mosto. Tradizione  vuole che i mostaccioli si preparino  a partire dall’Immacolata per essere offerti durante tutto il periodo delle festività natalizie. „ “ Come per gli struffoli, di cui abbi...

Il Cavaliere di Meta

 Ieri per paura che ci confinassero nei nostri comuni, ci siamo concessi una passeggiata alla marina di Meta. "Chiude" la ex cava della Conca lo scoglio del Cavaliere, ma sapete perché lo scoglio si chiama così? In realtà lo scoglio si chiama Scoglione ed era un grosso faraglione, parte di esso fu fatto saltare per creare un attracco più agevole ai pontoni che venivano a caricare pietre nella cava. Lo scoglio è però legato alla storia di un personaggio misterioso di Meta. Era un nobile uomo, un marchese in povertà, si chiamava Persichetti. Viveva da solo in un piccolo monazeno della marina, dove conservava vecchi cimeli di famiglia, una sciabola, un'armatura, qualche altro oggetto e una macchina fotografica. Veniva chiamato da tutti il Cavaliere. Campava aiutato dalla generosità dei pescatori e degli abitanti della marina. Era un uomo molto riservato, parlava poco e per cercare di ricambiare l'aiuto ricevuto raccoglieva il sale nella zona dietro lo Scoglione. Un gio...

Il fantasma del Rivolo di Meta

Sono tante le case e le zone infestate dai fantasmi nella nostra Penisola, ma la storia che sto per raccontarvi è forse una delle più intriganti, la zona è ancora avvolta nel mistero e la proprietà ancora abbandonata nonostante la sua bellezza. Parliamo del fantasma del Rivolo di Meta. In tanti sostengono di aver visto il fantasma, delle strane luci o di aver sentito nella notte le urla strazianti di una donna. Questa storia è ambientata agli inizi del 1700, al tempo della congiura di Macchia. Questa rivolta coinvolse molti nobili napoletani e della Penisola Sorrentina che avevano pensato di ribaltare il governo vicespagnolo favorendo gli Asburgo d'Austria. La congiura fallì e sui cospiratori caddero condanne a morte e di esilio. Tra i congiurati vi era anche Antonio De Martino, appartenente ad una nobile famiglia di Meta, che fu condannato all'esilio. Antonio era legatissimo a sua sorella Elvira, da piccoli avevano perso i genitori ed erano cresciuti sostenendosi a vicenda. El...